7. De divagantis errabondi arboreum borgatarum.

Oggi, con il vostro permesso, vi porto in un posto a cui sono molto legato. Io vengo dalla borgata, per me mura imbrattate, cocci di bottiglie di birra, cassonetti incendiati e altre installazioni degli artisti metropolitani più ritrosi sono lo scenario più abituale di questo e altri mondi. Ma, ormai avvezzo a questo sfoggio di arte contemporanea, rivolgo spesso le mie attenzioni verso manifestazioni di stampo più classico, come questo grande albero sul raccordo. Mi ci rifugio di tanto in tanto, ed è come andare a trovare un vecchio, silenzioso amico. Che ti parla mostrandoti nei particolari i dettagli della vita divisa in quattro stagioni. Si, direte voi, ma nella foto il raccordo non si vede. Eppure c'è. Proprio come la mia storia su Pasquali: non si vede ancora, ma c'è. Oggi volevo pensare a questo, mentre ero arrampicato lassù. Cosa avrà significato per Pasquali assorbire le sue emozioni? E cosa sarà rimasto di quei momenti? Sta di fatto che parlare di un personaggio così distante da sè può dare da pensare.
Sentivo un pizzicorio nella testa. Era un pensiero: "E se lui non volesse che m'impicciassi dei fatti suoi?"
Mi riempii gli occhi di quel panorama e con quella forza dentro le mani me ne tornai a casa rilassato, ma pieno di dubbi. La parentesi intimista è finita, da domani mi rimbocco le maniche e cerco di capire a che titolo potrò telefonare al cimitero di Piacenza, spacciarmi per un lontano parente e chiedere se sanno dove posso rintracciare il referente della tomba. La tomba della famiglia Pasquali, in quella che viene chiamata l' Ala Ovest. (continua)