3. Primi indizi.


Mentre il giradischi suggeriva note blues, il vostro Martucci, cacciatore di leggende, s'apprestava a decidere se quella che aveva sotto il muso rientrava nella categoria citata o meno. Da pessimo giocatore di poker quale ero, non avrei avuto il naso giusto per fiutare un bluff. Eppure l'istinto mi diceva che:
-No, non è un falso. E' vero.
Ma qualche prova mi avrebbe fatto comodo. Prove di chi poteva essere stato Ernesto Maria Pasquali, di cosa davvero rappresentasse quella mancanza di documenti su di lui, e quel suo sorriso beffardo.
Ci voleva qualcuno che ne sapesse più di me. Perciò interpellai un noto storico del cinema muto in cerca di vaghe conferme e nuove tracce. Le indagini preliminari erano dunque iniziate, e quando un plico ricolmo di fotocopie e informazioni approdò finalmente nella mia cassetta delle lettere, tra bollette e pubblicità di supermercati, ebbi finalmente a che fare con un tangibile segno di leggenda. Quell'odore narcotico, tra l'adrenalina e la benzina, tra il viaggio e il sospetto, che quando lo respiri non puoi più far finta di niente.
Gli indizi nel plico dicevano che Pasquali era un tipo brillante, e caustico, quando serviva.
Lo provava inconfutabilmente questo sberleffo pubblicitario ai danni di Arturo Ambrosio, concorrente blasonato, e suo ex maestro.
Suonerebbe semplicemente un'alzare la voce a ragion veduta, e finirebbe lì se non fosse che anche Ernesto Maria Pasquali ebbe l'usanza, di tanto in tanto, di "sbirciare" la produzione concorrente. E lo facevano un pò tutti. Era questo l'indizio che cercavo? La sola cosa che sembrava emergere era che avevo a che fare con un personaggio imprevedibile, ironico e pieno di sfaccettature, e sicuramente diverso dai suoi compassati e baffuti contemporanei. Doveva bastarmi per prendere una decisione? Non ancora. Volevo assaggiare un boccone più saporito prima di capire se era questa la leggenda che cercavo.