4. Il mosaico dell'impazienza.


Sapete quando lividi scrosci di malumore si alternano a gelite folate di grigia vita su piccolo schermo? Ecco, è in quei momenti lì che il mio malinconico poeta interno apre il cofano delle ciglia e dà un'occhiata in cerca di ossigeno fresco. Si guarda intorno e mi suggerisce che forse è il caso di concentrarsi su qualcosa. Su qualunque cosa.

Ed eccomi qua. Io e il cinema muto torinese, ridotto in fotogrammi e citazioni dal tempo tiranno. E Pasquali, in tutto questo? Di lui cosa rimaneva, all'inizio della mia ricerca? Molto poco, e quel poco era stato strappato in brandelli minuscoli e affidato al vento più irrequieto. E io, il Martucci, dovevo fiutare quel vento per arrivare a mettere insieme i pezzi. Una data qui, un dettaglio li, forse una foto, magari il flano di un suo film. "La sacra Bibbia", per esempio.

Millantato come il film più spettacolare che la cinematografia avesse mai portato alla luce. Elefanti, cammelli, migliaia di comparse, ricostruzioni storiche massicce. Il tutto urlato nel paginone centrale del più importante giornale di cinema italiano dell'epoca. E si sarebbe potuta aggiungere una bella pioggia di aggettivi, tutti quelli che si voleva, visto che quel film... non fu mai realizzato. Vi chiederete il perchè! Se è così, capirete cosa ho provato. Perchè di domande senza risposta, nella vita di Ernesto Maria Pasquali, ne avrei incontrate a stormi. E più indagavo, più rimanevo impigliato nella maglia tesa dei dettagli sfuggenti, stretta da non farmi scappare ma morbida per avvolgermi comodo. In queste storie, sapete, un cacciatore di leggende ci sguazza. Chi l'avrebbe mai detto che tutto questo sarebbe diventato un film?