6. La storia sussurrata.



Lista di cose da fare di Andrea Martucci
-che sarei io- :

1) pagare bolletta dell'elettricità (scaduta da due settimane)
2) lavatrice
3) ingrassare la catena della bicicletta
3) comprare biografia Jack Kerouac.

4) scoprire quali pensieri si scuotevano dentro Ernesto Maria Pasquali.

Si, perchè se anche la ricerca biografica, seppure tra cigolii e ostacoli, iniziava a tratteggiare le tappe del produttore e regista, essa si arrestava impotente di fronte all'impossibilità di mostrarene il carattere, le debolezze e infine i sogni del giovane intellettuale.
Nelle nebbie del tempo erano gli aneddoti a farla da padrone, ma quale storico avrebbe potuto basare una ricerca su di essi?

"Ah si? E dov'erano tutti quando c'era ancora la possibilità di rintracciare qualche testimone, di raccogliere le carte e i documenti, di preservare i suoi film?" pensai.
Crogiolandomi nella mia impertinenza, decisi che se nessun altro in tanti anni aveva pensato di raccontare la sua storia, forse potevo provarci io.
La storia di Pasquali! L'articolo del suo amico Giuseppe Gallico era lì che aspettava di raccontarla.
Persa la mamma a undici anni, Ernesto fu spedito in collegio ad Aosta. Un ambiente severo, tutto uniformi e saluti in coro, niente di particolarmente attraente agli occhi di un bambino indemoniato. Poi il trasferimento dallo zio deputato, a Torino. Poche decine di chilometri più a sud, geograficamente, ma per il suo spirito...fu un viaggio rivoluzionario!
Stregato dalla vita culturale della ex capitale sabauda, diventò in pochi anni cronista per la Gazzetta del Popolo e La Stampa. Alla sua penna era demandato di raccontare non fatti maiuscoli, parate e imprese savoiarde, ma la vita di tutti i giorni: quelli che chiameremmo fatterelli, raccontini, piccoli ritratti di personaggi noti e ignoti. Torino gli sembrò una miniera di microstorie, ovunque si voltasse c'era qualcosa che reclamava la sua attenzione: le passeggiate al Parco del Valentino, gli incontri romantici tra soldati e popolane, l'osservatorio astronomico a Piazza Castello, un'escursione sul Cervino, il mercato di Porta Palazzo.
Occhio veloce, penna ancor di più, Pasquali scrisse qualche centinaio abbondante di articoli che pizzicavano la vita nei dettagli che agli altri giornalisti non interessavano. No di certo, loro erano semplici stenografi della realtà. Pasquali ,invece, era un autore.
Mi fermai un momento. Avrei avuto bisogno di leggere quei giornali, ma una consultazione in emeroteca non era nemmeno lontanamente da prendere in considerazione.
Documenti inediti, era quel che vi voleva, altro chè! Ma non c'era nessun luccicante "Archivio Pasquali" a rivelarmi tutta la storia, e quei documenti inediti dei quali vagheggiavo l'esistenza, sembravano proprio avercela con me:
"Andrea Martucci-mi sussurravano in ogni momento- vuoi davvero sapere come mai nessuno ha mai parlato di Pasquali? Tu trovaci, e noi ti risponderemo".

A quel punto, le mie visioni deliranti su tutta la faccenda rivelarono uno squillante interrogativo: se non ero più il protagonista di un bel gioco, come potevo pensare di riuscire a vincere?

Imparare qualche trucchetto mi sembrò una buona idea, e dopo qualche rimuginamento, telefonai al cimitero di Piacenza. (continua)