"Come il vento fra le mura" in onda su Hollywood Party


Visto che questa storia diventerà un film, e come per ogni opera l'invisibilità equivale alla non esistenza, ecco inaugurata la nostra rassegna stampa con una simpatica intervista telefonica all'interno della trasmissione radiofonica "Hollyood Party", registrata il 23 maggio scorso. Grazie a Steve Della Casa e Enrico Magrelli possiamo dire che finalmente il progetto è stato sdoganato! Buon ascolto dal vostro Martucci.

6. La storia sussurrata.



Lista di cose da fare di Andrea Martucci
-che sarei io- :

1) pagare bolletta dell'elettricità (scaduta da due settimane)
2) lavatrice
3) ingrassare la catena della bicicletta
3) comprare biografia Jack Kerouac.

4) scoprire quali pensieri si scuotevano dentro Ernesto Maria Pasquali.

Si, perchè se anche la ricerca biografica, seppure tra cigolii e ostacoli, iniziava a tratteggiare le tappe del produttore e regista, essa si arrestava impotente di fronte all'impossibilità di mostrarene il carattere, le debolezze e infine i sogni del giovane intellettuale.
Nelle nebbie del tempo erano gli aneddoti a farla da padrone, ma quale storico avrebbe potuto basare una ricerca su di essi?

"Ah si? E dov'erano tutti quando c'era ancora la possibilità di rintracciare qualche testimone, di raccogliere le carte e i documenti, di preservare i suoi film?" pensai.
Crogiolandomi nella mia impertinenza, decisi che se nessun altro in tanti anni aveva pensato di raccontare la sua storia, forse potevo provarci io.
La storia di Pasquali! L'articolo del suo amico Giuseppe Gallico era lì che aspettava di raccontarla.
Persa la mamma a undici anni, Ernesto fu spedito in collegio ad Aosta. Un ambiente severo, tutto uniformi e saluti in coro, niente di particolarmente attraente agli occhi di un bambino indemoniato. Poi il trasferimento dallo zio deputato, a Torino. Poche decine di chilometri più a sud, geograficamente, ma per il suo spirito...fu un viaggio rivoluzionario!
Stregato dalla vita culturale della ex capitale sabauda, diventò in pochi anni cronista per la Gazzetta del Popolo e La Stampa. Alla sua penna era demandato di raccontare non fatti maiuscoli, parate e imprese savoiarde, ma la vita di tutti i giorni: quelli che chiameremmo fatterelli, raccontini, piccoli ritratti di personaggi noti e ignoti. Torino gli sembrò una miniera di microstorie, ovunque si voltasse c'era qualcosa che reclamava la sua attenzione: le passeggiate al Parco del Valentino, gli incontri romantici tra soldati e popolane, l'osservatorio astronomico a Piazza Castello, un'escursione sul Cervino, il mercato di Porta Palazzo.
Occhio veloce, penna ancor di più, Pasquali scrisse qualche centinaio abbondante di articoli che pizzicavano la vita nei dettagli che agli altri giornalisti non interessavano. No di certo, loro erano semplici stenografi della realtà. Pasquali ,invece, era un autore.
Mi fermai un momento. Avrei avuto bisogno di leggere quei giornali, ma una consultazione in emeroteca non era nemmeno lontanamente da prendere in considerazione.
Documenti inediti, era quel che vi voleva, altro chè! Ma non c'era nessun luccicante "Archivio Pasquali" a rivelarmi tutta la storia, e quei documenti inediti dei quali vagheggiavo l'esistenza, sembravano proprio avercela con me:
"Andrea Martucci-mi sussurravano in ogni momento- vuoi davvero sapere come mai nessuno ha mai parlato di Pasquali? Tu trovaci, e noi ti risponderemo".

A quel punto, le mie visioni deliranti su tutta la faccenda rivelarono uno squillante interrogativo: se non ero più il protagonista di un bel gioco, come potevo pensare di riuscire a vincere?

Imparare qualche trucchetto mi sembrò una buona idea, e dopo qualche rimuginamento, telefonai al cimitero di Piacenza. (continua)

5. Che la caccia abbia inizio.


Decisamente fastidiosa, la curiosità. Ti spinge a fare cose che non avresti lontanamente concepito, e in cambio cosa ti dà? Una sicura perdita di tempo. Questo avrebbe potuto pensare un qualunque individuo con la testa ben piantata sulle spalle, ma un cacciatore di leggende come me sapeva bene che la posta in gioco era ben diversa. Pur nell'incertezza delle prime indagini, sentivo già l'aroma di qualcosa che valeva la pena raccontare.

Ragionavo su questo mentre al telefono aspettavo conferme dall'ufficio anagrafe di Montù Beccaria, minuscolo paesino dove il nostro Ernesto Pasquali ebbe modo di nascere nel 1883.
"Risultano solo pochi dati, signor..."
"Martucci, Andrea Martucci."
"Ecco, vede, abbiamo nome e cognome dei genitori, e...la professione del padre: medico"
"Nient'altro?"
"Nient'altro."

Ad una leggera smorfia di disappunto, seguì il pensiero che era pur sempre un inizio, benchè poco utile. Però forniva una precisa collocazione familiare: erano in pochi a potersi permettere studi universitari, all'epoca.

"Salve, sono Andrea Martucci, ehm...sono un ricercatore dell'università di Roma. La chiamavo per...-e questa volta stavo disturbando la Biblioteca Nazionale di Firenze-...per domandarle se fosse possibile avere una copia del libro di Giuseppe Gallico intitolato 'Torino di ieri', e nello specifico un capitolo preciso, quello su Ernesto Maria Pasquali"
"Attenda in linea"
Non feci in tempo a prepararmi psicologicamente che era ormai troppo tardi, stavo già ascoltando la musichetta dell'attesa telefonica.
Mio Dio, mi chiesi, ma perchè pensano che queste odiose melodie elettroniche dovrebbero allietare l'attesa di chi è in ascolto, anzichè condurre verso inesplorati universi di paranoia, come succedeva a me?
Quando l'agonia ebbe fine, una voce mi comunicò le modalità per ricevere le scansioni che mi interessavano via email.
Perfetto!
Nei giorni che seguirono vissi in simbiosi con la mia casella di posta elettronica. Controllavo prima di fare colazione, e dopo aver lavato la teiera, prima di lavarmi i denti e dopo essermi allacciato le scarpe, prima di uscire dall'università e appena dopo essere rientrato a casa, prima di andare a svolgere il mio entusiasmante lavoro part-time e part-money, e...insomma, avete capito come funzionava.
Ma al quarto giorno l'email arrivò, e in essa alcune pagine in allegato, che svelarono inequivocabilmente che non solo la biografia di Pasquali era stata a torto trascurata da tutti (tranne che dall'autore di quel capitolo, suo amico personale), ma che eravamo in presenza di una incredibile summa di elementi narrativamente esplosivi, riuniti in una vita fin troppo breve. Era il momento di fregarsi le mani, e assaporai in anticipo quello che la ricerca avrebbe confermato poi in molte altre occasioni: il cacciatore aveva trovato la sua leggenda.

4. Il mosaico dell'impazienza.


Sapete quando lividi scrosci di malumore si alternano a gelite folate di grigia vita su piccolo schermo? Ecco, è in quei momenti lì che il mio malinconico poeta interno apre il cofano delle ciglia e dà un'occhiata in cerca di ossigeno fresco. Si guarda intorno e mi suggerisce che forse è il caso di concentrarsi su qualcosa. Su qualunque cosa.

Ed eccomi qua. Io e il cinema muto torinese, ridotto in fotogrammi e citazioni dal tempo tiranno. E Pasquali, in tutto questo? Di lui cosa rimaneva, all'inizio della mia ricerca? Molto poco, e quel poco era stato strappato in brandelli minuscoli e affidato al vento più irrequieto. E io, il Martucci, dovevo fiutare quel vento per arrivare a mettere insieme i pezzi. Una data qui, un dettaglio li, forse una foto, magari il flano di un suo film. "La sacra Bibbia", per esempio.

Millantato come il film più spettacolare che la cinematografia avesse mai portato alla luce. Elefanti, cammelli, migliaia di comparse, ricostruzioni storiche massicce. Il tutto urlato nel paginone centrale del più importante giornale di cinema italiano dell'epoca. E si sarebbe potuta aggiungere una bella pioggia di aggettivi, tutti quelli che si voleva, visto che quel film... non fu mai realizzato. Vi chiederete il perchè! Se è così, capirete cosa ho provato. Perchè di domande senza risposta, nella vita di Ernesto Maria Pasquali, ne avrei incontrate a stormi. E più indagavo, più rimanevo impigliato nella maglia tesa dei dettagli sfuggenti, stretta da non farmi scappare ma morbida per avvolgermi comodo. In queste storie, sapete, un cacciatore di leggende ci sguazza. Chi l'avrebbe mai detto che tutto questo sarebbe diventato un film?